Monthly Archives: March 2012

Punto e basta

Alla fine è successo.
Dopo 15 anni (scarsi) di onorato servizio, sono ufficialmente un pedone full time.
Partiamo dall’inizio.
Settembre 1997. Arriva a casa mia un sostituto per la Fiat Uno color sabbia/vomito che ci aveva portato in giro per tutta l’infanzia. La sua degna erede è una Punto. Bordò. Metallizzato. Immatricolata quello stesso anno. Unici optional: fendinebbia anteriori e airbag lato passeggero.
Quando dico unici optional in un’auto del ’97 bisogna contestualizzare: i finestrini elettrici erano optional, il servosterzo optional, la chiusura centralizzata optional, dell’autoradio non ne parliamo. In sostanza: telaio, motore, quattro ruote. Il mio primo ricordo inerente a questo bolide riguarda una mattina dal concessionario in cui ci mostrava le possibili opzioni. La mia unica domanda è stata: “C’è la terza luce freno?”. In quel periodo tutte le pubblicità delle auto parlavano della terza luce freno come di una rivoluzione. Io manco avevo capito del tutto cos’era. Il concessionario mi dice che volendo si può fare, ma avrebbe trasformato la macchina in un albero di Natale.
Il tempo di capire che quella da lui usata era una metafora e non la descrizione di un possibile Transformer e i miei già avevano deciso.
E di lì è iniziata una lunga storia di… di niente in realtà. Se in 15 anni l’auto ha fatto 102000 km (di cui più di metà li ho fatti io), vuol dire che non è che sia stata usata poi molto.
Però è stata la mia prima auto.
La mia unica auto.
Sabato scorso (17 marzo 2012) un ragazzetto viene a vederla. Io l’avevo anche portata a lavare, per fare bella figura. Poi, ho pensato, ci faccio i miei ultimi giretti. Aveva ancora mezzo serbatoio di benzina (il cui valore incide in modo significativo sul valore totale del mezzo). E invece, in quattro e quattr’otto si sono decisi. E il lunedì sera, sbrigate le pratiche, ero rimasto con un vuoto nel garage e, soprattutto, con un piccolo vuoto nel cuore*.

*eccessiva melodrammatizzazione con l’esclusivo scopo di concludere con un po’ di pathos. In realtà non sono neanche mai riuscito a capire chi si innamora della propria auto. A stendo distinguo due modelli di case automobilistiche diverse.

Fisica for dummies: the incredible bottiglietta effect

Scenario: siete imbarcati in un’aereo, diretti verso la dolce meta di una vacanza fuori programma (oppure state tornando a casa con dieci ore di ritardo e domani è lunedì e già vi girano all’idea di dover rivedere quel collega che vi stritola le balle ogni santoggiorno).
Siete in aereo e volete stupire i vostri amici (o, meglio, compagni di viaggio, ché se i vostri amici sono restati a casa, mica ci riuscite a stupirli con questo trucchetto).
Avete con voi una bottiglietta d’acqua che vi è costata l’iradiddio al duty free e di cui state centellinando ogni sorso (calcolando che ogni piccolo sorso vi costa tipo 20 eurocent).
Per stupire tutti, voi guardate la vostra bottiglietta e potrete sapere in anticipo se l’aereo inizia la sua discesa. Con una bottiglietta mezza vuota (o mezza piena, solo nel caso in cui siate ottimisti) potrete osservare che man mano che l’aereo scende, l’aria dentro la bottiglia si comprime, schiacciando la bottiglietta da dentro. Non ho ancora assistito ad un fenomeno di completa implosione della bottiglietta, ma confido nelle prossime esperienze.
Se volete un metodo più semplice, prima che la bottiglia inizi a comprimersi, si accendono delle lucette con disegnato il simbolo delle cinture e le hostess passano a dirvi che l’aereo sta scendendo.
Che poi i vostri amici vi potranno stupire prevedendo quello che sta per succedere alle vostre bottiglie.

V for Vendetta

Versione breve (contenuta in un sillogismo):
Alan Moore spacca.
Questa è una storia di Alan Moore.
Questa storia spacca.

Versione lunga (che contiene riferimenti culturali nonché riflessioni morali e cenni di attualità):
Moore immagina un futuro (che ormai è già passato, sia per l’anno di ambientazione della storia, sia per il grado di controllo che le varie forme di potere possono esercitare sui cittadini) assolutamente distopico, in cui una dittatura fascista ha preso il potere e lo mantiene tramite l’utilizzo dei mezzi di comunicazione e la videosorveglianza delle persone.
Orwell, torna indietro, non è un altro plagio del tuo libro.
Qui, a differenza di molte altre distopie, il protagonista non è un inetto che subisce ogni sorta di angheria.
Qui abbiamo a che fare con un supereroe (che, una volta tanto, non si veste come un pagliaccio, ma si limita ad indossare un’evocativa maschera di Guy Fawkes) che è un isolato, che è riuscito a ritagliarsi un mondo fatto di cultura e di conoscenza, ma che non lo usa come un rifugio per estraniarsi dal mondo, ma solo come base e come ispirazione per riuscire a demolire il sistema di potere (marcio) che opprime l’intera popolazione.
La storia inizia con il salvataggio di una ragazzina che diventa poi la sua compagna (so che nel film poi Eve viene interpretata da Natalie Portman – che lusso!), la sua discepola, fino ad abbracciare completamente la sua causa.
Il potere evocativo della maschera ha dato negli scorsi mesi un simbolo identificativo per gruppi sovversivi (come Anonymous), e non è difficile credere che chiunque legga questa storia rimanga affascinato dalla battaglia anarchica di V., protagonista senza volto e senza nome, ma che proprio per questo è immortale, come solo le idee più radicali sanno essere.
Sapere che nonostante il torpore che ci avvolge quotidianamente, possiamo sperare nella venuta di un V che infiammi i cuori è un’idea incredibilmente consolante, nonchè portatrice di un germe di ribellione.
Ah, poi, simbolismi a parte, la storia è avvincente e congegnata benissimo, i personaggi sono delineati molto bene e nessuno è ridotto ad essere una semplice macchietta.
Ma questo è il minimo.

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Amica Chips Pollo Roasted

Alle volte mi vien proprio voglia di entrare nelle teste completamente in acido di quelli dell’Amica Chips. Cioè, voglio dire: producono patatine in sacchetto. La stessa patatina penso più o meno dall’epoca dell’uomo di Neanderthal. Qualche concorrente azzardato ha inventato gli anelli alla pizza, le patatine al formaggio, i nachos, ma sono sempre restati tutti nei binari. Poi. Poi arriva la Amica Chips che dice: ehi, io sono stufa delle solite patatine. Sai che c’è? Ci inventiamo qualcosa di nuovo. Per prima cosa, facciamo una pubblicità geniale e chiamiamo Rocco. (E già lì avevano vinto tutto. All’unanimità. Ditemi una sola persona -MOIGE esclusi- che non abbia considerato quella pubblicità puro genio). Poi provano gli abbinamenti strani. Già abbiam visto le patatine al pepe. Ma qui siamo veramente oltre. Voglio dire: passare dal sale al pepe è un collegamento tutto sommato accessibile. E invece qui siamo su un altro pianeta. Già mi immagino il Signor Mario AmicaChips, direttore generale, che è a pranzo domenica mezzogiorno. La moglie gli prepara il pollo con le patate. E lui fa il collegamento. “Donna, non buttare il condimento del pollo, che qui mi è venuto in mente un mercato”.
E ti butta lì la patatina al pollo arrosto.
Intanto: il nome. Pollo roasted. Ma che è sta roba? Sto misto anglo-italico? O Roasted chicken, o pollo arrosto. Ma nessuna delle due opzioni probabilmente dava abbastanza credibilità.
Apri sto sacchetto deluxe (in cui la coscia di pollo ti fa intuire il gusto che avranno le patatine) e ne assaggi una. Sembra di mangiare un pezzo di pollo arrosto. Incredibile. Al primo assaggio il gusto schifa un po’, onestamente. Ma nei successivi 5 minuti scopri che ti ha già dato dipendenza e ne hai già mangiato due sacchetti, mentre sei lì pervaso dalla voglia di rivedere vecchie pubblicità (Papà, papà, guarda, un pollo!).
E appena riacquisisci un barlume di conoscenza, sei lì che ti chiedi quali saranno le prossime mosse della Amica Chips. Patatine ai funghi? Patatine al gusto di purè? Patatine agli gnocchi ai quattro formaggi? Patatine al gusto di insalata russa? Ed è meglio che mi fermi qui, che se vedo che cominciano a produrre roba del genere, prima vendo loro qualche idea, poi smetto di prendere i loro prodotti.*

*Sto mentendo. Le patatine al pollo le ho divorate e penso che proverei tutte le varietà da me ipotizzate. Amica Chips, se mi hai sentito, fai il tuo dovere.

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Doctor Who S04E13 – Journey’s end

Il Dottore si rigenera e rimane se stesso. PAF! Colpo di scena! La mano fa miracoli (ommioddio! ma questo è il regno dei doppi sensi!) La mano mozzata permette al Dottore di rigenerarsi restando se stesso. Inoltre poi crea un altro Dottore uguale al primo (ma un po’ umano) e fa diventare Donna un Timelord (una Timelady?).
Questo permette, nonostante lo scontro vivace con Davros (quasi esclusivamente verbale) di parar le chiappe al Dottore.
Ah, lo scopo di Davros è quello di disintegrare tutto (capisco come si sente! come scrivere un documento per due ore senza mai salvare e poi un crash! ti vien sì voglia di annichilare l’universo).
Ma Davros vuole anche far sentire in colpa il Dottore, chè gli dice che è un falsone, che non porta mai armi con sè perchè fa sacrificare gli altri al posto suo (che, a voler essere onesti, non è neanche del tutto sbagliato…).
Intanto Martha ha un piano geniale: per evitare che i Dalek distruggano la Terra, si sincronizza con un altro paio di basi Unit per far saltare in aria dei reattori nucleari e disintegrare il pianeta. Ma almeno non sono stati i Dalek.
Ma vuoi mettere? 1 Dottore 100% più due mezzi dottori contro un’esercito di Dalek?
Spaccano tutto, salvano l’universo, ecc. ecc.
Ma poi c’è la nota triste: Rose deve tornare nell’universo parallelo (mi spiace ciccia, ma il tuo contratto non è stato rinnovato) con un premio di consolazione (un Dottore che invecchia – lei è pure contenta; vediamo quando lui avrà cinquant’anni, sarà pelato e con un panzone tale che faticherà a trovare i suoi propri attributi per soddisfarla carnalmente). Donna poi deve tornare a casa con quell’insopportabile rompiballe di sua mamma. Solo che se non vogliono che le si fonda il cervello, deve dimenticarsi tutto quello che è successo nella quarta serie. E pure nello speciale di Natale tra la seconda e la terza serie. Mamma mia… Però la sua famiglia sa, anche se non può rivelare niente.
Il Dottore viaggia da solo (ma solamente fino alla prossima puntata).

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Doctor Who S04E12 – The stolen Earth

Il Dottore e Donna scoprono che si sono persi la Terra. Oh, insomma, si può anche capire. Io la settimana scorsa ho perso le chiavi di casa. Non è che poi nuo deve sempre ricordarsi dove mette tutto. E infatti, anche loro si mettono a cercare sto pianeta, ma dov’è? Sotto il tappeto? Dietro al divano? E mentre cercano si parla di Rose, del fatto che se è tornata è perchè si stanno creando delle fratture nell’universo, e insomma, mica è un braccio che si può ingessare, se l’universo si frattura non c’è ortopedico che tenga (anche perchè pensa te quanto gesso occorrerebbe). Intanto, gli abitanti della Terra mica hanno perso il loro pianeta (c’erano sopra). Si scopre che son stati spostati. Che è come quando ti portan via la macchina col carroattrezzi perchè sei in sosta vietata e si dimenticano che dentro ci sei tu che fai una pennica.
In sostanza, un carroattrezzi cosmico ha spostato la Terra (e anche altri pianeti) e in Dottore non li trova più.
La gente è turbata, perchè alza gli occhi al cielo e invece di dover essere timorosa delle deiezioni dei piccioni, si preoccupa di quel che vede: pianeti diversi dai soliti (peraltro anche più vicini). Ma chi sarà mai stato? Una voce che grida Exterminate (che è come un bubu-sette) chiarisce ogni dubbio.
Un esercito di Dalek maltratta il pianeta e il Dottore non si trova (anzi, in realtà è il pianeta che non si trova). I Dalek sono tanti, ma tanti tanti e sono nati dalle cellule di Davros.
Ora, per fortuna che Davros non c’ha la forfora, sennò sai quanti Dalek nascevano dalle sue cellule morte?
Comunque, i Dalek son lì che maltrattano tutti, e quelli delle altre serie TV non ci stanno. Torchwood, Sarah Jane Adventures, Martha Jones: ci stanno tutti (manca giusto giusto Star Trek e The Prisoner). C’è pure Rose Tyler, ma non riesce a chattare con gli altri.
Tutti si mettono d’accordo per telefonare nello stesso momento al Dottore. Questo scherzetto, invece di far crashare la rete della Vodafone inglese (ad ogni Natale si prova questa esperienza), permette di contattare il Dottore, che capisce dove è finita la Terra e ci si dirige subito.
Arriva, scende dal Tardis, scenetta da telenovela di ReteQuattro alle 11 di mattina, vede Rose e le corre incontro per abbracciarla. Lei vede lui e si comporta analogamente.
Un Dalek li vede e… beh, gli spara.
Ma nessun problema: il Dottore è il Dottore e si rigenera. Come? Si vedrà nella prossima puntata. Hangover!

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