Alla fine è successo.
Dopo 15 anni (scarsi) di onorato servizio, sono ufficialmente un pedone full time.
Partiamo dall’inizio.
Settembre 1997. Arriva a casa mia un sostituto per la Fiat Uno color sabbia/vomito che ci aveva portato in giro per tutta l’infanzia. La sua degna erede è una Punto. Bordò. Metallizzato. Immatricolata quello stesso anno. Unici optional: fendinebbia anteriori e airbag lato passeggero.
Quando dico unici optional in un’auto del ’97 bisogna contestualizzare: i finestrini elettrici erano optional, il servosterzo optional, la chiusura centralizzata optional, dell’autoradio non ne parliamo. In sostanza: telaio, motore, quattro ruote. Il mio primo ricordo inerente a questo bolide riguarda una mattina dal concessionario in cui ci mostrava le possibili opzioni. La mia unica domanda è stata: “C’è la terza luce freno?”. In quel periodo tutte le pubblicità delle auto parlavano della terza luce freno come di una rivoluzione. Io manco avevo capito del tutto cos’era. Il concessionario mi dice che volendo si può fare, ma avrebbe trasformato la macchina in un albero di Natale.
Il tempo di capire che quella da lui usata era una metafora e non la descrizione di un possibile Transformer e i miei già avevano deciso.
E di lì è iniziata una lunga storia di… di niente in realtà. Se in 15 anni l’auto ha fatto 102000 km (di cui più di metà li ho fatti io), vuol dire che non è che sia stata usata poi molto.
Però è stata la mia prima auto.
La mia unica auto.
Sabato scorso (17 marzo 2012) un ragazzetto viene a vederla. Io l’avevo anche portata a lavare, per fare bella figura. Poi, ho pensato, ci faccio i miei ultimi giretti. Aveva ancora mezzo serbatoio di benzina (il cui valore incide in modo significativo sul valore totale del mezzo). E invece, in quattro e quattr’otto si sono decisi. E il lunedì sera, sbrigate le pratiche, ero rimasto con un vuoto nel garage e, soprattutto, con un piccolo vuoto nel cuore*.